22 dicembre 2016, la data che ogni lavoratore del settore call center dovrà tenere a mente.
Nell’ultima procedura aperta da almaviva contact per licenziamento collettivo per le sedi di Roma e Napoli si è consumata oggi una delle pagine più buie e misere della storia sindacale in almaviva. Il sindacato nasce per UNIRE i lavoratori, in una procedura unica con un’unica azienda non può esistere una posizione differente tra due sedi, non deve esistere.

Attualmente questa la situazione in almaviva Italia:
ROMA: licenziati
NAPOLI: proposta innovativa e cassa integrazione
PALERMO: FIS (Fondo integrazione salariale)
CATANIA, MILANO, RENDE: a regime
I sindacati nazionali si erano opposti alla societarizzazione paventata dall’azienda, come vogliamo chiamare questa gestione?
E’ giusto firmare per guadagnare tempo? è giusto rifiutare per non impoverire i lavoratori?, questo lo scelgano i lavoratori e di conseguenza le loro rappresentanze a maggioranza democratica, nella mattinata del 22 dicembre verso le 4 viene abolita la democrazia in quest’azienda, e la cosa che più lascia pensare è che la proposta di sovvertire una scelta democratica viene proprio dal governo che con un colpo di spugna scorpora la sede di Roma dalla procedura 223 aperta ai sensi di legge, inconcepibile formalmente e ufficialmente, il risultato viene quindi valutato sulle singole sedi e Napoli con la scelta di 6 componenti la RSU a favore dell’accordo su 8 complessive (tutte con mandato scaduto a dicembre del 2015) sovverte e vanifica qualsiasi tipo di battaglia sindacale, qualsiasi tipo di rivendicazione ma sopratutto decreta la fine del settore dei call center in Italia, tutto questo al prezzo di 3 mesi, anche meno dei famosi 30 denari di biblica memoria.
Il sindacato rappresenta tutti a maggioranza, la certificazione della maggioranza non può basarsi su logiche svuotate del loro significato, e sopratutto non può utilizzarsi una eventuale o presunta rappresentanza per bisogni politici o di circostanza.
Con quale criterio un sindacato si definisce “nazionale” se non riesce a rappresentare contemporaneamente tutti i lavoratori di una stessa azienda?
Questa non è l’ìdea di sindacato che abbiamo noi.
Da Palermo per solidarietà in questa fase, ci schieramo a favore della scelta unanime delle RSU Romane su mandato specifico dei lavoratori e da subito senza possibilità di discussione alcuna rifiuteremo qualsiasi proposta o ipotesi che possa riguardare la perdita salariale di un solo centesimo dei lavoratori di Palermo.
Il rischio che qualcuno possa essere tentato nel presentare al resto della popolazione almaviva quello che 6 persone hanno accettato è alto, bene quindi chiarire da subito.
Non si tratta più di salvare un’azienda in un momento temporaneo di difficoltà, la posta in gioco è ben più alta e dispiace registrare che rappresentanti dei lavoratori da decenni nel settore questo semplice passaggio non l’abbiano compreso.

22 dicembre 2016

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