ALMAVIVA – Remote working: rivoluzione… insieme o unilaterale?
Dopo mesi di organizzazione d’emergenza, e di richiesta di condivisione delle intenzioni dell’azienda sul tema del rientro in sede, apprendiamo in convocazione sindacale che su quasi tutte le sedi Almaviva Contact sono state inoltrate le disdette dei contratti di locazione. In particolare, nel caso di Rende, si tratta di un preavviso a 6 mesi, per cui dovremo consegnare la nostra storica sede di lavoro entro le prime settimane del 2021. Come più volte in queste settimane, l’azienda sottolinea che questa scelta non è operata nell’ottica di terminare l’attività di Almaviva Contact (nè sul nostro sito nè sugli altri) ma nella possibile opportunità di rivoluzionare il nostro modello lavorativo, prima di tutto rimuovendo dal bilancio un costo di struttura. Finalmente una indicazione, potremmo dire.
A cose già fatte, come sempre, ma almeno c’è chiarezza per tutti quei colleghi che spesso hanno sollecitato notizie chiare per poter gestire le proprie indecisioni, su appartamenti in affitto solo per opportunità lavorativa, o su spazi & strumenti da dedicare al lavoro e su cui investire. Non sappiamo se, scaduto il contratto attuale, si vorrà farne uno nuovo a condizioni riviste, se si vorrà lavorare appoggiandoci ad uffici / postazioni più snelle, o se si vorrà andare integralmente verso un modello senza sede fisica. Accogliamo l’invito a non interpretare questa notizia come negativa rispetto al mantenimento del nostro perimetro occupazionale, a fidarci che non si perderà l’operatività di Rende (e delle altre sedi), e quindi a continuare a lavorare bene, nell’ottica di contribuire a migliorare il modello di lavoro da remoto che si sta tentando di costruire. Manteniamo allo stesso tempo grandi dubbi sul futuro, e su tutte le incertezze che una decisione di questo tipo porta:
– tanti colleghi lavorano da casa in postazioni di fortuna, recuperati in appartamenti dove non è possibile (per superfici o per numero di abitanti) mantenere una superficie definitivamente dedicata al lavoro; o quando anche ci sia spazio per poterlo fare, spesso ciò richiede a figli, coniugi, coinquilini il silenzio, tenere TV e radio spente, dover fare attenzione a telefoni e citofoni… si saprà garantire a chi soffre queste restrizioni alla libertà casalinga una alternativa esterna? Si vorrà garantire a chi invece sacrifica un pezzo della propria abitazione un contributo economico? – usare la propria abitazione per lavorare spesso significa anche imporre tra i conviventi l’uso alternato di PC e connessioni (streaming, formazione, intrattenimento online…). Può forse essere un dovere del dipendente acquistare un computer in più, o attivare contratti telefonici più costosi per poter dedicare la connessione al lavoro? – lavorare in remoto non fa venir meno l’esigenza di una postazione di lavoro salutare, una scrivania dalla giusta altezza, con la giusta illuminazione, comfort climatico, una sedia ergonomica, delle cuffie opportune. Non si può pensare che ogni lavoratore provveda di suo anche in questo senso. Con quali soluzioni metteremo in sicurezza la salute di ognuno? – quando le risorse personali (connessione ed energia elettrica) dovessero avere dei fermi per guasti o manutenzione, saremo obbligati a caricare permessi, o vorremo finalmente lavorare a qualcosa di simile ad una banca ore con cui gestire queste eccezionalità? – l’organizzazione di sala è fortemente legata alla presenza fisica di supervisori e colleghi esperti, per aiutare i colleghi nella risoluzione di casi ostici, e per controllarne anche l’operato, ai sensi dei regolamenti aziendali. Come si può gestire tutto in remoto, mancando il contatto visivo diretto? Si vorrà aumentare il numero di assistenti? Si vorrà dare ascolto alle continue richieste di formazione e briefing su commesse -come quella di TIM ASO- su cui la parte formativa è sempre stata denunciata come troppo carente? Si vorrà aumentare l’autonomia gestionale dei singoli dipendenti (e relativo livello contrattuale)? Si vorranno mettere in campo sistemi -e accordi- di controllo a distanza della presenza e della prestazione? – lo Statuto dei lavoratori e il CCNL garantiscono diritto di assemblea in locali aziendali, e garantiscono una bacheca fisica e una bacheca elettronica per l’affisione delle comunicazioni ai dipendenti. L’azienda sorda da ben 6 anni alla richiesta reiterata di una bacheca elettronica, che da sempre dovrebbe garantire ai propri dipendenti, si adeguerà finalmente?Ci garantirà spazi opportuni per incontrarci?
– i software (e le app) direttamente installati sui PC (e i telefoni) personali possono comportare accesso a (o diffusione di) dati personali, alcuni oggetto di tutela per normative sulla privacy. Chi ci certifica formalmente che tali applicativi non siano utilizzati per controllo remoto, e che non costituiscano violazione della privacy? Chi si qualifica come titolare del trattamento dei dati (numeri dei dipendenti in chiaro su chat di whatsapp, dati dei clienti in chiaro su chat di gruppo) in caso di contenziosi? – eccetera, eccetera… Sappiamo già che su tutti questi temi importanti ed essenziali nei mesi futuri dovranno essere portati avanti incontri e trattative che dovranno recepire sia novità normative sul tema del lavoro remotizzato, sia integrare l’attuale organizzazione con ciò che il CCNL già prevede, e con ciò che è oggetto di discussione ai tavoli di queste settimane. Dovremo parlarne tanto e spesso tra di noi, per mettere insieme esigenze che sono diverse da caso a caso; dovremo parlarne tanto e a fondo con l’azienda, che già si è detta consapevole che il futuro debba prevedere tante modifiche, per poter regolamentare tutto ciò che è diverso, nel lavoro remotizzato. Noi di CISAL Comunicazione non ci tiriamo certo indietro, di fronte alla complessità e all’ampiezza dei temi in gioco, né vogliamo contribuire ad allarmismi inopportuni. Ma la richiesta che -prima di tutte le altre- facciamo all’azienda è di rivoluzionare non solo l’organizzazione del lavoro orientata a risparmiare sui costi: rivoluzionare anche e finalmente il modello di relazioni industriali con i propri dipendenti; intavolare trattative sui percorsi, e non continuare a considerarci solo destinatari di decisioni già maturate, vagliate, prese, scartate. Non vogliamo avere solo informazioni a decisioni prese! Vogliamo avere spazio per discutere e dare contributo ai progetti aziendali, anche con la nostra visione, “prima” che le scelte siano definitive.
Francesco Visca
CISAL Comunicazione
Almaviva Segreteria Provinciale Cosenza