TIM – Noi e il PNRR

Tramite una email, l’azienda ci invita a procedere tempestivamente all’attivazione della firma elettronica certificata che, bontà sua, sarà gratuita per tre anni.

Detta attivazione è necessaria (a TIM) affinché ai lavoratori sia possibile certificare una serie di documenti personalizzati, in modo da adempiere alle normative per accedere ai fondi previsti dal PNRR.

Pur sorvolando sul fatto che ad oggi non è ancora chiaro quali siano le certificazioni richieste ai dipendenti, vogliamo soffermarci su alcune criticità di tutta l’operazione che, ad una prima analisi, pare non essere stata studiata in maniera molto approfondita.

Fra il materiale da produrre per la sottoscrizione della FEA (Firma Elettronica Avanzata) c’è la copia fronte/retro della tessera sanitaria. Per chi non ne fosse a conoscenza, ricordiamo che sul retro della stessa sono presenti i dati per accedere al “Fascicolo Sanitario Elettronico” del titolare, che risulta quindi consultabile da chiunque sia in possesso di una scansione di suddetto documento.

Un’altra richiesta rivolta è la sottoscrizione del nulla osta a trasmettere mensilmente il proprio foglio paga e dei relativi prospetti di presenza ad “Infratel”. Constatiamo come la richiesta di tale autorizzazione sia carente dal punto di vista della tutela della privacy in quanto, fra l’altro, non è indicato il Titolare del trattamento, come previsto dalla legge.

Ad oggi i quesiti posti a vario titolo e livello in azienda non hanno avuto nessuna risposta chiarificatrice concreta.

E’ ovvio che se Telecom ha la possibilità di recuperare dei fondi che le spettano quali contributi per le attività svolte, non possiamo che esserne contenti. Purtroppo, per convincere i più incerti ad aderire a quanto proposto, alcuni responsabili stanno cercando di fare leva sul fatto che la situazione dell’azienda non sia delle più floride e sia quindi un obbligo morale adoperarsi per consentirle di incamerare gli importi previsti.

Ricordiamoci però che l’attuale fase economica dell’azienda NON può essere imputata ai lavoratori, la cui unica colpa è quella di seguire le indicazioni dei propri manager.

Bologna, 05.09.22

Per la Segreteria Nazionale
Sandro Candotti

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