ALMAVIVA – Chiusura Alitalia
Da domani avranno inizio le prime aule di formazione del personale Alitalia, che al loro completamento vedranno chiusa la commessa Alitalia su Rende, con tutto il personale migrato su TIM, unica commessa residua sul nostro sito.
Le motivazioni di cui l’azienda ci mette al corrente sono le previsioni di traffico in calo per Alitalia (per evidenti questioni legate alla mobilità e al traffico aereo su scala globale), unita alla situazione societaria precaria della stessa committente, e la contemporanea richiesta di TIM di gestire da parte nostra più volumi del solito.
Le motivazioni per cui, con le medesime premesse (contrazione del traffico Alitalia e aumento di quello TIM) non ci siano simili azioni per il sito di Palermo, non ci vengono chiarite.
Quello che l’azienda ci sottolinea, e ci chiede con decisione di accettare con fiducia, senza dietrologie, è che l’interesse è completamente volto alla salvaguardia del sito, al mantenimento del lavoro con il minimo uso dell’ammortizzatore sociale. Che non è in discussione la vita del sito di Rende, e che anzi l’obiettivo è quello di farlo crescere.
Le aule saranno virtuali, di una decina di persone, per una durata di 20 ore spalmate su 5 giorni. La formazione sarà effettuata in ammortizzatore, con la relativa perdita economica che ora, dopo la bustapaga di aprile, è finalmente quantificabile.
Alla rinnovata richiesta di rivedere la scelta di sfruttare i soldi pubblici per la formazione senza compensare la perdita economica dei lavoratori, un ribadito e inderogabile “no”.
Questo il resoconto degli incontri degli ultimi giorni.
Incontri che avrebbero dovuto passare per un esame congiunto, secondo accordo. Esame congiunto che riteniamo dovrebbe significare condivisione dei fatti, condivisione dei conti, condivisione dei forecast, condivisione dei progetti, tempo per riflettere e acquisire proposte (data anche l’eccezionalità del tema), discussione sul feedback e sulle proposte… e poi, dopo, le scelte.
Esame congiunto che invece è stato inteso “risolto” con una comunicazione irrevocabile, in un incontro convocato via whatsapp con un preavviso di 2-3 ore, e che aveva l’obiettivo di rendere efficace questa comunicazione (non esame, ma comunicazione) circa 12 ore dopo, quando al mattino avrebbero avuto luogo incontri con lo staff e i primi contatti ai singoli dipendenti. E successivamente, un ulteriore incontro di approfondimento a cose fatte.
Fatti, questi, che si aggiungono a due eventi spiacevoli dell’ultima settimana:
– la presa di coscienza della “reale” decurtazione in regime di ammortizzatore sociale, che è stato impossibile vederci chiarita prima di arrivare al fatto compiuto. A richieste precedenti, fin dai primissimi contatti inerenti la cassa integrazione, su quanto avremmo dovuto aspettarci in busta paga, la risposta è sempre stata “non lo sappiamo”. Risposta fornita da chi si occupa anche della gestione delle bustepaga
– la pianificazione dei giorni di ammortizzatore su maggio, in maniera indistinta, sia a chi ha avuto quasi tutti i giorni di aprile revocati, sia a chi quasi nessuno, sia a chi (per problemi tecnici) non ha potuto lavorare per quasi tutto il mese. E a tempestiva richiesta di fine aprile, di avere delucidazioni, di rivedere quello che lì per lì ritenevamo un errore umano, nessuna risposta in tempo utile.
Solo, dopo una settimana, un “non abbiamo capito il problema”, o “non possiamo farci carico di un fatto casuale” arrivato dopo che, per esempio nella giornata festiva del primo maggio, diversi colleghi che già avevano subito più di altri la cassa integrazione su aprile, sono stati sospesi senza la minima attenzione, sebbene ad aprile avessimo chiesto (e ottenuto garanzie) di un’equa pianificazione, che avrebbe dovuto tenere conto delle differenze di trattamento tra le persone, anche solo per delicatezza rispetto a chi è stato fermo settimane intere, più degli altri. Ci sarà tempo per parlarne, ci è stato poi risposto. Ma a cose fatte.
Ora, è giusto riconoscere che l’azienda può decidere cosa fare delle proprie commesse e dei propri dipendenti, nei limiti della legge, e ritenere sufficiente dalla sua prospettiva una comunicazione a cose fatte.
Ed è vero che può anche considerare un fastidio, una incomprensibile perdita di tempo, sistemare i turni delle persone perché la cassa integrazione pesi -dove possibile- in maniera simile su tutti, e tutt’al più parlarne poi, a cose fatte.
Come è sicuramente più comodo prendere tempo, sull’argomento bustapaga, lasciando che i conteggi realistici vengano fuori, a cose fatte, senza considerare che sulla bustapaga “attesa” le persone pianificano anche le proprie spese, o -se serve- i propri sacrifici.
Allo stesso tempo, però, per quanto possa essere legittimo tutto, risulta questo un pessimo modo di investire nelle relazioni industriali, e nel richiedere “fiducia” ai propri dipendenti.
Il percorso di comunicazione e di collaborazione durante questo periodo di emergenza è stato richiamato sempre, in queste settimane, alla massima disponibilità e alla massima velocità, nell’accettare tempi, incontri, soluzioni. Possibilmente da ambo le parti.
Fare questi passi indietro, fare questi passaggi ignorando il valore importante che i dipendenti hanno, e che “vogliono” sia loro riconosciuto, mina il percorso che è necessario fare insieme.
L’azienda può (e deve) convincerci che tutte le misure messe in campo sono necessarie, opportune, costruttive. E noi dipendenti vogliamo ascoltare, essere rassicurati e comprendere ciò che ci accade, partecipando.
Riportando il disappunto e la sorpresa dei tanti colleghi amareggiati, come CISAL Comunicazione invitiamo l’azienda ad una riflessione su questi temi, a non considerare la parte sociale come un contenitore in cui riversare informazioni a valle dei fatti, ma come una parte attiva nel discutere dei problemi.
Nulla può prescindere dalla comunicazione, dalla discussione, dall’ascolto (a due sensi), se si vuole continuare a costruire. Non sono perdite di tempo, le relazioni, ma percorsi su cui fare perno, soprattutto in un’azienda fatta prima di tutto di persone.
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10 maggio 2020
Francesco Visca, RSU CISAL Comunicazione Almaviva Contact Rende