Con una scelta di tempo quantomeno curiosa TIM ha deciso in maniera unilaterale di erogare parte dello stipendio affidandosi ad un meccanismo che premia la “produttività”, utilizzando i soldi che non vengono più erogati per il c.d. “mancato rientro”.
In attesa di capire con l’ausilio dei nostri legali se siano lecite sia l’analisi delle prestazioni individuali estrapolando i valori da WFM, che la decurtazione del mancato rientro dal salario dei lavoratori che ne hanno sempre beneficiato, elenchiamo alcune delle palesi criticità ovvero ‘’omissioni’’ emerse dal documento aziendale:
• non tutti i lavoratori “On Field”, nonostante siano inquadrati allo stesso modo, svolgono le medesime mansioni;
• in nessun paragrafo del regolamento è stato richiamato il concetto di QUALITA’ che, inevitabilmente, sarebbe destinata ad un drastico tracollo;
• attualmente non è possibile per il tecnico conoscere la propria produttività giornaliera/media;
• chi lavora in periferia sarebbe discriminato rispetto al collega che opera in un grande centro urbano a causa dei maggiori tempi di spostamento;
• tecnici con il medesimo skill non hanno le stesse possibilità di approcciarsi alle stesse tecnologie;
• chi è chiamato a svolgere la propria attività prevalentemente in trasferta sarebbe discriminato nei confronti di chi si sposta poco o per niente;
• il lavoratore chiamato ad una collaborazione con un collega (situazione che in alcuni casi è obbligatoria) sarebbe penalizzato in quanto la sua attività non potrebbe non essere produttiva;
• i tecnici che non hanno la possibilità di scegliere quale WR lavorare potrebbero essere discriminati nei confronti di coloro i quali hanno la “pesca libera”;
• i tecnici che, per particolari tipi di attività, dovessero interfacciarsi con Help Desk o supporto specialistico, potrebbero sobbarcarsi lunghi tempi d’attesa e avrebbero quindi la possibilità di essere discriminati nei confronti dei colleghi che non abbiano questa necessità;
• nel caso in cui un tecnico dovesse sospendere un’attività per cause non dipendenti dalla sua volontà (mancanza scorte, mancanza strumento, ecc.) il tempo impiegato non gli porterebbe nessuna “produttività”.
Chi ha pensato questo tipo di irrazionale meccanismo può avere avuto in mente un’azienda dove, come in una catena di montaggio, i lavoratori sono messi nel medesimo ambiente e compiono tutti le stesse azioni per ottenere lo stesso risultato finale, ma TIM, nonostante il management si sforzi di considerarla in questo modo, è un’altra cosa.
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Cisal Comunicazione
Segreteria Nazionale TIM