Ferie in solidarietà
Una storia già ampiamente prevista
Per capire bene l’ultima richiesta aziendale riguardo le trattenute a recupero della quota parte delle “ferie cds” bisogna inquadrare cronologicamente i fatti.
L’accordo di solidarietà sottoscritto dai sindacati “maggiormente rappresentativi” in data 30 Maggio 2013 prevedeva la ripartizione della solidarietà tra le varie sedi secondo degli step temporali e percentuali differenziate, come da specifica
Ricordiamo anche che in questo accordo “per effetto della riduzione d’orario (…), la retribuzione diretta, indiretta e differita, nonchè gli istituti normativi contrattuali e di legge (eccezion fatta per le ferie) sono definiti o corrisposti in misura proporzionale all’effettiva prestazione di lavoro”, tale accordo doveva rimanere in vigore fino al maggio del 2015, ma in corso d’opera e precisamente il 20 Maggio 2014 le stesse rappresentanze su invito aziendale, rimodularono l’accordo in essere con un altro sostitutivo, che oltre ad uniformare le percentuali di solidarietà tra i vari siti, aggiungeva un diverso ricalcolo degli istituti a disposizione dei lavoratori secondo la formula “per effetto della riduzione d’orario (…), la retribuzione diretta, indiretta e differita, nonchè gli istituti normativi contrattuali e di legge (eccezion fatta per le Riduzioni dell’Orario di Lavoro) sono definiti o corrisposti in misura proporzionale all’effettiva prestazione di lavoro”, immediatamente noi di Cisalcom sollevammo l’obiezione riguardo tale modifica che deprimeva ancor di più i salari dei lavoratori, realizzando la tavola seguente che quantificava e specificava le “perdite” salariali.
Infine e successivamente nel Novembre 2015 l’ente previdenziale ravvedeva una incongruenza sul settore produttivo ricoperto da Almaviva e più in generale delle società operanti in ambito CRM, mutando l’inquadramento da industria a terziario, fatto questa che come conseguenza immediata andava ancor di più a impoverire i salari dei lavoratori, ricordiamo che nel settore terziario eventuali ammortizzatori sociali non vengono direttamente pagati dalle aziende e dai lavoratori, ma vengono concessi “in deroga” dallo stato diminuendo sensibilmente la copertura delle giornate di ammortizzatore (nel settore industria la copertura del non lavorato si attestava inizialmente all’80% scesa poi al 70%, nel settore terziario la copertura è del 50%, con formula 25% lavoratori/25% azienda). La riparametrazione quindi delle ferie maturate in vigenza di ammortizzatore sociale era stata già ampiamente prevista e sottoscritta nel nuovo accordo, come già analizzato.
L’azienda adesso con comunicato del 7 settembre 2016 afferma che tale ricalcolo non è avvenuto a partire
dal giugno 2014, sostenendo di non avere mai trattenuto il ricalcolo delle ferie maturate (rientrando nella
definizione di trattamento di miglior favore, finalizzato alla conservazione tra l’altro del cd “Bonus Renzi” e
di conseguenza procederà a farlo dal prossimo cedolino per quasi tutti i dipendenti secondo il seguente
calendario:
Trattenute dal cedolino di Settembre 2016:
Sedi – Milano/Rende/Catania – tutto il personale
Trattenute dal cedolino di Ottobre 2016:
Sedi – Roma/Napoli/Palermo – personale Full Time e PT>4
Trattenute dal cedolino di Gennaio 2017:
Sedi – Roma/Napoli/Palermo – personale Pt4
le modalità di recupero sono diversificate, per importi di piccola entità fino a € 50,00 (per i full time) in unica soluzione,fino a € 25,00 (per il personale part time) in unica soluzione; per importi superiori le trattenute verranno dilazionate con rate da € 25,00 mensili.
Ancora una volta, assistiamo alla classica “finta” caduta dal pero delle rappresentanze che quegli accordi hanno sottoscritto permettendo all’azienda di operare in tal senso oggi, dimostrando per l’ennesima volta la superficialità e approssimazione delle valutazioni economiche e di merito sulla firma di accordi peggiorativi per i lavoratori.
Ancora una volta riportiamo l’evoluzione salariale media dei lavoratori almaviva, che già da 5 anni ininterrottamente continuano a perdere pezzi di stipendio e di diritti, che mai più recupereranno.
Noi Cisalcom di avevamo già previsto per tempo tutto questo, nell’interesse dei lavoratori, unica voce fuori dal coro di coloro che trionfalmente affermavano di aver salvato i posti di lavoro.
E continuiamo a chiederci, fino a quando i lavoratori continueranno a sopportare tutto questo?