Trionfalistici i titoli dei quotidiani che in queste ore danno come “risolta positivamente” la questione dei lavoratori almaviva in forza alla commessa enel, strette di mano e pacche sulle spalle per un accordo in applicazione delle clausole sociali che tutela soltanto la parvenza di un posto di lavoro che nei fatti si trasforma in un arretramento col il classico colpo di spugna aziendalsindacale, di quasi un decennio sia in termini retributivi che normativi di quel lavoro.
Azzeramento scatti d’anzianità, come a dire che i lavoratori iniziano nei prossimi giorni l’attività che mediamente svolgono da 10 anni, l’anzianità lavorativa è un VALORE che il dipendente acquisisce non per merito e capacità ma per esperienza e l’esperienza sul posto di lavoro non la puoi azzerare per accordo, l’anzianità lavorativa (svolgendo le medesime mansioni) nell’immediato si traduce in una perdita media di circa 1200 euro annui, e si ripercuote sia a carattere normativo e di ccnl sulla maturazione e fruizione di altri istituti sia come discriminante per qualsiasi tipologia di scelta aziendale, normata anche in questo caso da criteri di legge. Sostituire l’anzianità che per definizione e logica il lavoratore mai potrà recuperare nell’arco della propria vita lavorativa nella stessa azienda, con una sorta di recupero parziale economico delle perdite subite, è un compromesso cieco che non può di certo considerarsi controbilancio di accordo.
Uniformare il livello di inquadramento contrattuale al 3°, per tutti coloro che possedevano il 4 o superiori, anche in questo caso valutando la durata della commessa in carico alla specifica azienda, mai verrà recuperato dal lavoratore, e anche in questo caso il lavoratore avrà una immediata perdita economica che va dai 1300 ai 2500 euro all’anno. In un accordo di questo tipo il punto principale di caduta è dato dall’art. 2112 del codice civile dove parliamo di trasferimento d’azienda o ramo di essa, non a caso nell’accordo quadro un intero punto (il terzo) viene dedicato alla questione, specificando che i lavoratori individualmente per poter entrare nel “pullmann del tempo” direzione 2007 e oltre, dovranno firmare una “conciliazione” individuale (410/411 cpc), riconoscendo che la loro assunzione non è frutto di trasferimento di lavoro ma più semplicemente fino a ieri passeggiavano inoccupati per la città e oggi finalmente exprivia dopo attenti colloqui, sta loro offrendo un lavoro a tempo indeterminato… Eh si perchè se invece di fronte a un giudice si dimostrasse che in realtà continueranno a svolgere la stessa mansione per lo stesso committente con le stesse modalità si potrebbe scoprire che anche il trattamento economico e le condizioni contrattuali dovrebbero essere le stesse. Un liberi tutti, che il lavoratore dovrà firmare per la seconda volta (la prima per la stabilizzazione del 2007). Adesso quindi la patata bollente passa nelle mani del singolo lavoratore che dovrà decidere se accettare queste condizioni, rifiutare e intentare causa oppure trasferirsi a Rende, tre scelte che in ogni caso peggioreranno le proprie situazioni nella maggioranza dei lavoratori.
Noi di Cisalcom lo sosteniamo da anni ma adesso è ancora più evidente quanto avevamo ragione la continua deriva dei salari e l’onnipotenza di ormai qualsiasi azienda del settore si è radicata negli anni, ha origini lontane, dove la controparte in nome dei lavoratori ha sempre concesso pezzo per pezzo lo smantellamento di qualsiasi diritto acquisito e ancora oggi si continua a farlo, ma la riflessione è ancora più profonda e la sussistenza nonchè la titolarità di questa assenza di controbilanciamento datoriale viene sempre concessa dal singolo lavoratore, in parole povere tutti i lavoratori dovrebbero capire che votano chi li rappresenta, se il lavoratore considera la questione con mediocrità, mediocri saranno i suoi rappresentanti.