Una serie di accordi separati, e infine l’intesa unitaria ha messo fine alla querelle del rinnovo del CCNL dei Metalmeccanici. L’accordo, dopo essere passato al vaglio di un referendum vincolante di tutti i lavoratori interessati, prevede:
– Aumento di 92 euro
– Una tantum di 80 euro (marzo 2017)
Dei 92 euro, soltanto 51,70 saranno visibili in un busta paga, mentre i rimanenti verranno scaglionati Formazione, welfare, previdenza e sanità.
Si tratta comunque soltanto di una prima fase. Inoltre secondo il nuovo regolamento delle RSU i lavoratori avranno la possibilità di votare sugli accordi futuri. Basterà che il 30% dei lavoratori o un’unica Organizzazione sindacale ne facciano richiesta.
Tutto bene, dunque? Macché!
L’accordo, alla fine della giostra, risulta addirittura peggiorativo rispetto al passato. E questo perché non tutti i lavoratori potranno usufruire degli aumenti salariali in quanto il calcolo degli stessi sarà effettuato (ex post) sull’inflazione reale.
Una situazione paradossale in quanto peraltro gli aumenti sui minimi salariali verranno calcolati tenendo conto dell’indice IPCA, lo stesso che le RSU rifiutarono nel 2012.
Federmeccanica inoltre, non contenta dell’ottenimento di questo risultato, pretende che gli aumenti siano ridotti progressivamente nel corso dei 3 anni, dal 100% dell’inflazione fino al 50% della stessa.
L’indice IPCA non è altro che un mezzo strategico che consente di abbassare le soglie dell’inflazione e consentire minori pagamenti da parte delle aziende. Gli aumenti previsti per i prossimi tre anni – se si eccettua l’avvento di una nuova recessione! – saranno rispettivamente dello 0,5%, dell’1%e dell’1,2%. Alla faccia degli aumenti salariali, che, se va bene, saranno di 40-50 euro lordi.
L’accordo – peggiorativo, lo ricordiamo – prevede inoltre che:
– La programmazione mensile del congedo parentale dovrà essere effettuata dal lavoratore 7 giorni prima dell’inizio del mese;
– La programmazione mensile, a eccezione dei casi urgenti, di coloro che usufruiscono della legge 104 dovrà essere effettuata 10 giorni prima dell’inizio del mese;
– I primi tre giorni di mutua non saranno più coperti al raggiungimento della quarta malattia;
– Viene favorito il demansionamento con l’istituzione di numerosi enti bilaterali che con ogni probabilità vedranno l’inserimento anche di sanzioni PER CHI SCIOPERA PREVISTE DAL TESTO UNICO STESSO.
– Per i sabati comandati vedranno confermate le 120 ore di straordinario e plurisettimanale;
– Una parte degli aumenti verrebbe versata tramite i buoni carrello (welfare), una beffa per i lavoratori e una manna per le aziende, dal momento che si tratta di denaro non tassato. Per i lavoratori, invece, oltre a non essere denaro direttamente esigibile, non consente neanche la maturazione dei contributi.
– La formazione scenderà di 8 ore, che saranno destinate ai permessi retribuiti (PAR).
– Viene alzata l’età massima dei trasferimenti obbligatori: da 50 a 52 anni per gli uomini; da 45 a 48 per le donne.
– Il Jobs Act non viene assolutamente superato. E nemmeno lo spinoso tema dei licenziamenti.
– Rispetto al 2012 vengono raddoppiate le ore di straordinario obbligatorio (da 40 a 80 ore) e le ore di flessibilità passano da 64 a 80.
Dunque, gli aumenti reali? Una BUFALA, condita dalla promessa di benefit (flessibili) che verranno distribuiti ai lavoratori nel giugno dei prossimi tre anni (rispettivamente di 100 euro in ticket, 150 e 200 euro), e di aumenti mensili per coloro che sono iscritti al fondo MetaSalute (12 euro) e al fondo Cometa (7,69 euro); e 7 euro e 50 per il diritto allo studio.
Tutto questo, per un accordo che fa felice soltanto Federmeccanica e che certamente non è da considerarsi, secondo il buonsenso, nemmeno un accordo! È un’agevolazione a senso unico. Tanto per cambiare: il senso che va verso le aziende.
Per questi motivi noi di Cisal Comunicazione consideriamo questi accordi iniqui e lesivi di ogni diritto al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori. Ecco perché gridiamo un secco NO se per caso il contratto delle TLC prenda questa strada, perché la dignità dei lavoratori non venga calpestata.
NOI SIAMO CISAL COMUNICAZIONE
Cisal Comunicazione
Segreteria Nazionale TIM