TIM – Quella è la porta!

Il 19 giugno, TIM ha comunicato alle RSU l’intenzione di cedere il ramo d’azienda denominato “NetCo” alla società FiberCop S.p.A., esperendo quanto previsto dalle normative di legge.

Oltre alla definizione dei perimetri relativi alle competenze delle due aziende (di cui attendiamo documentazione esplicativa), sono state illustrate le novità gestionali e operative che interesseranno i circa 20.000 dipendenti interessati dal provvedimento:
– pur rimanendo valido l’attuale badge, ne verrà variato il CID;
– verrà assegnato un nuovo indirizzo di posta elettronica aziendale con dominio “nome.cognome@fibercop.it”;
– cesseranno gli effetti dell’accordo dello scorso maggio relativi al CdS;
– sarà redatto e pubblicato sulla intranet un manuale di supporto.

Rimangono invariati:
– CCNL;
– accordi integrativi e regolamenti;
– orario di lavoro;
– lavoro agile;
– fringe benefit;
– dotazioni.

Le due aziende inoltre saranno vincolate da un contratto di servizio (Master Service Agreement) i cui contenuti e durata non sono stati comunicati, così come non è stata comunicata la data dell’effettiva separazione.
Di certo invece c’è la volontà da parte di TIM di cedere la propria partecipazione azionaria all’interno di Fibercop a Optics Bidco S.p.A., contestualmente alla cessione del ramo d’azienda.

In questa prima fase 20.000 persone passano alle dipendenze di un ditta sotto il controllo di un fondo d’investimento statunitense (lo stesso che controlla, fra le altre, la ex Magneti-Marelli):
che fine hanno fatto le annunciate ed enfatizzate partecipazioni Statali di CdP e MEF, che almeno in teoria avrebbero dovuto garantire il mitologico “perimetro occupazionale”?

Un po’ di tranquillità potrebbe derivare dalle clausole (soprattutto temporali) contenute all’interno del MSA, ma attualmente non sono state comunicate, così come rimangono ignote le eventuali modalità per svincolarsi dallo stesso nel caso in cui forniture esterne dovessero risultare più vantaggiose per TIM. Non rimane che sperare nel diritto di veto in mano al Governo, ma chi lavorava in azienda nel 1999 ricorderà come andò a finire.

Attualmente inoltre risulta complicato prevedere come il progetto possa risultare remunerativo dopo la fine dei fondi previsti dai bandi “Piano Italia a 1 Giga” e “5G Backhauling” del PNRR previsita per il 2026.
Con queste premesse appaiono francamente inconcepibili l’entusiasmo e l’euforia con i quali il piano è stato presentato dai vertici aziendali sia della linea tecnica che di staff; parliamoci chiaro: ci hanno indicato l’uscita!

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Roma 20/06/2024

p. Cisal Comunicazione
Angelo Natili